Il principio della continuità educativa costituisce lo sfondo del pensiero educativo contemporaneo. I nuovi orientamenti filosofici educativi impongono una riflessione sull’adeguamento degli strumenti concettuali ed operativi che servono ad affrontare il rapporto tra esperienza e educazione.
Con lo studio di Filosofia dell’educazione lo studente sarà in grado di conseguire i seguenti obiettivi formativi.
In termini di conoscenza e capacità di comprensione:
- definire ed identificare il campo epistemologico e metodologico della disciplina;
- comprendere Il principio della continuità educativa.
In termini di capacità di applicare conoscenza e comprensione:
- analizzare il rapporto tra esperienza e educazione;
- individuare gli strumenti concettuali ed operativi per affrontare il rapporto tra esperienza e educazione.
In termini di autonomia di giudizio:
- comprendere il pensiero educativo contemporaneo;
- identificare e generalizzare fenomeni e processi educativi.
In termini di abilità comunicative:
- interagire nella classe e fuori della classe;
- collegare le teorie pedagogiche alle problematiche educative contemporanee.
In termini di capacità di apprendimento:
- comprendere la sfida educativa e proporre soluzioni alla luce dei nuovi orientamenti filosofici educativi;
- essere in grado di accedere alla letteratura scientifica di riferimento.
Con lo studio di Filosofia dell’educazione lo studente sarà in grado di conseguire i seguenti obiettivi formativi.
In termini di conoscenza e capacità di comprensione:
- definire ed identificare il campo epistemologico e metodologico della disciplina;
- comprendere Il principio della continuità educativa.
In termini di capacità di applicare conoscenza e comprensione:
- analizzare il rapporto tra esperienza e educazione;
- individuare gli strumenti concettuali ed operativi per affrontare il rapporto tra esperienza e educazione.
In termini di autonomia di giudizio:
- comprendere il pensiero educativo contemporaneo;
- identificare e generalizzare fenomeni e processi educativi.
In termini di abilità comunicative:
- interagire nella classe e fuori della classe;
- collegare le teorie pedagogiche alle problematiche educative contemporanee.
In termini di capacità di apprendimento:
- comprendere la sfida educativa e proporre soluzioni alla luce dei nuovi orientamenti filosofici educativi;
- essere in grado di accedere alla letteratura scientifica di riferimento.
scheda docente
materiale didattico
Il presente Corso intende offrire un’occasione di riflessione critica in merito ad una categoria cruciale della dimensione pedagogico-educativa quale, appunto, la cura, nel suo intrecciarsi con la dimensione dell’autobiografia. Diversi saranno i punti focali di questo percorso:
A)Una analisi filosofico-educativa della nozione di cura, seguendo gli orientamenti etico-morali novecenteschi propri delle filosofie del dialogo e della persona: Lévinas, Buber, Scheler e Ricoeur in particolare; riprendendo, poi, spunti e tematiche relativi alle filosofie dell’esistenza, nelle loro differenti espressioni (Heidegger, Marcel, Jaspers) e della psichiatria fenomenologica dei primi decenni del Novecento (sempre Jaspers, Binswanger, Minkowski), lungo un costante riferimento alla dimensione antropologica del soggetto/persona.
B)Il Corso sarà, inoltre, rivolto alla analisi della cura entro ambiti di tipo pedagogico socio-sanitario, in termini di pedagogia della cura, attraverso una lettura critica di quelle categorie quali salute, malattia, dolore, corpo, empatia, vulnerabilità, consustanziali all’atto del curare, entro una prospettiva pedagogica improntata all’umanizzazione della cura e all’utilizzo di una metodologia d’approccio ispirata a quell’orientamento teorico e pratico che va sotto il none di illness narratives, secondo la definizione datane da Arthur Kleinman.
C)Saranno analizzate le riflessioni pedagogiche sviluppate, in Italia, da Franco Cambi, in particolare, sul terreno della “cura di sé” e del metodo autobiografico quale pratica feconda e preziosa ai fini della formazione personale. La scrittura autobiografica, la narrazione di sé, appaiono ricche di implicazioni formative, emancipative, riflessivo-critiche. Alla base di esse, possiamo individuare un bisogno radicale di espressione di sé, un "darsi forma", un rendersi riconoscibili, a sé stessi e agli altri, facendo, quindi, del "riconoscimento" una categoria-chiave dello sviluppo identitario, che chiama in causa la natura intimamente sociale, relazionale (e, come vedremo, politica) di ogni narrazione "privata", individuale, intima. L'autobiografia è, dunque, per prima cosa "bisogno", ma anche, poi, metodo e modello. E tale è diventato all'interno delle pratiche pedagogiche e formative che, negli ultimi decenni, hanno preso corpo, proprio a partire dalla dimensione quotidiana, "anonima" del raccontarsi. Si pensi all'esperienza degli Archivi della memorialistica a Pieve Santo Stefano, fino alla Libera Università dell' Autobiografia, presso Anghiari. Ovvio che tali processi investono, sempre, perlomeno tre aspetti della identità personale: 1)quello , più intimo, connesso alla "rappresentazione di sé", intriso di valenze affettive, cognitive, immaginative, che si gioca sul piano di una dialettica tra ciò che io sono e ciò che vorrei essere, alla luce di ciò che sono stato 2)Quello di natura sociale, relativo a mio "essere per gli altri", e quindi anche a come gli altri vedono me stesso, che si nutre, nell'arco della mia vita, di una serie di aspettative (familiari, sociali, lavorative, etc.) che il mio ambiente sociale di riferimento crea nei miei confronti, e che viene a mia volta recepito da me, sempre entro una dialettica tra adesione/conflitto 3)Quello di matrice eminentemente professionale/lavorativa che, soprattutto nell'attuale condizione "liquida", per dirla con Bauman, segnata dalla flessibilità, precarietà, da dinamiche di mutamento repentine, costringe la persona ad un costante processo di revisione, ri-adattamento e possibili nuovi sviluppi delle conoscenze/competenze acquisiti, in vista di una ridefinizione del proprio ruolo professionale.
D) Parte Laboratoriale: narrazione di sé, formazione e cinema
L'esperienza che facciamo del cinema, del guardare un film, si inserisce entro uno spazio connotato da profonde e cruciali valenze di formatività. E' uno spazio nel quale la persona può ricreare, sperimentare, rielaborare la realtà, senza rischi e vincoli, all'interno di una dialettica che vive all'insegna di una tensione creativa tra immedesimazione e straniamento, tra illusione e verità, tra apparenza e realtà. La pressione performativa del film induce nello spettatore la possibilità di provare emozioni, meditare, pensare. Il cinema reca in sé, dunque, un peculiare valore formativo nella misura in cui lavora sulla possibilità di far affiorare i vissuti del soggetto, le complesse dinamiche emozionali, che vengono ad essere sollecitate dal potenziale di fascinazione catartica che il linguaggio filmico reca in sé, sia sul piano narrativo, sia sul piano iconico-immaginativo, rendendone quindi analizzabili e coscientizzabili i contenuti. il cinema mostra il "corso delle cose", mentre le inscrive dentro la costante trasformazione che le anima. Il cinema, dunque, come esempio di significativa pratica pedagogico-educativo in termini di cura di sé e rilettura di sé attraverso “storie di vita”.
Testi
M. Giosi, Le radici pedagogiche della cura, Roma, Anicia, 2022.
D. Demetrio, Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2022 (i primi 8 capitoli).
E. Morin, Il cinema o l'uomo immaginario, Raffaello Corina Editore, Milano, 2016 ( Di questo testo andranno studiati soltanto tre capitoli)
Parte Laboratoriale. Un film a scelta tra:
Il posto delle fragole di Ingmar Bergman
Truman Show di Peter Weir
L'attimo fuggente di Peter Weir
Ladri di biciclette di Vittorio De Sica
Farenheit 451 di François Truffaut
American beauty di Sam Mendes
Un angelo alla mia tavola di Jane Campion
Bellissima di Luchino Visconti
Sweet Sixteen di Ken Loach
Gente comune di Robert Redford
Il signore delle mosche di Peter Brook
Noi siamo infinito di Stephen Chbosky
Favolacce di D e F. D’ Innocenzo
Christiane F. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel
Ragazze interrotte di Jane Mangold
Il film scelto sarà oggetto di un elaborato (non meno di due pagine) attraverso il quale gli studenti/studentesse forniranno una libera interpretazione, applicando, altresi’, alcune della categorie pedagogiche esperite durate il Corso
M. Giosi, Le radici pedagogiche della cura, Roma, Anicia, 2022.
D. Demetrio, Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2022 (i primi 8 capitoli).
E. Morin, Il cinema o l'uomo immaginario, Raffaello Corina Editore, Milano, 2016 ( Di questo testo andranno studiati soltanto tre capitoli)
Parte Laboratoriale. Un film a scelta tra:
Il posto delle fragole di Ingmar Bergman
Truman Show di Peter Weir
L'attimo fuggente di Peter Weir
Ladri di biciclette di Vittorio De Sica
Farenheit 451 di François Truffaut
American beauty di Sam Mendes
Un angelo alla mia tavola di Jane Campion
Bellissima di Luchino Visconti
Sweet Sixteen di Ken Loach
Gente comune di Robert Redford
Il signore delle mosche di Peter Brook
Noi siamo infinito di Stephen Chbosky
Favolacce di D e F. D’ Innocenzo
Christiane F. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel
Ragazze interrotte di Jane Mangold
Il film scelto sarà oggetto di un elaborato (non meno di due pagine) attraverso il quale gli studenti/studentesse forniranno una libera interpretazione, applicando, altresi’, alcune della categorie pedagogiche esperite durate il Corso
Programma
Cura di sé e autobiografiaIl presente Corso intende offrire un’occasione di riflessione critica in merito ad una categoria cruciale della dimensione pedagogico-educativa quale, appunto, la cura, nel suo intrecciarsi con la dimensione dell’autobiografia. Diversi saranno i punti focali di questo percorso:
A)Una analisi filosofico-educativa della nozione di cura, seguendo gli orientamenti etico-morali novecenteschi propri delle filosofie del dialogo e della persona: Lévinas, Buber, Scheler e Ricoeur in particolare; riprendendo, poi, spunti e tematiche relativi alle filosofie dell’esistenza, nelle loro differenti espressioni (Heidegger, Marcel, Jaspers) e della psichiatria fenomenologica dei primi decenni del Novecento (sempre Jaspers, Binswanger, Minkowski), lungo un costante riferimento alla dimensione antropologica del soggetto/persona.
B)Il Corso sarà, inoltre, rivolto alla analisi della cura entro ambiti di tipo pedagogico socio-sanitario, in termini di pedagogia della cura, attraverso una lettura critica di quelle categorie quali salute, malattia, dolore, corpo, empatia, vulnerabilità, consustanziali all’atto del curare, entro una prospettiva pedagogica improntata all’umanizzazione della cura e all’utilizzo di una metodologia d’approccio ispirata a quell’orientamento teorico e pratico che va sotto il none di illness narratives, secondo la definizione datane da Arthur Kleinman.
C)Saranno analizzate le riflessioni pedagogiche sviluppate, in Italia, da Franco Cambi, in particolare, sul terreno della “cura di sé” e del metodo autobiografico quale pratica feconda e preziosa ai fini della formazione personale. La scrittura autobiografica, la narrazione di sé, appaiono ricche di implicazioni formative, emancipative, riflessivo-critiche. Alla base di esse, possiamo individuare un bisogno radicale di espressione di sé, un "darsi forma", un rendersi riconoscibili, a sé stessi e agli altri, facendo, quindi, del "riconoscimento" una categoria-chiave dello sviluppo identitario, che chiama in causa la natura intimamente sociale, relazionale (e, come vedremo, politica) di ogni narrazione "privata", individuale, intima. L'autobiografia è, dunque, per prima cosa "bisogno", ma anche, poi, metodo e modello. E tale è diventato all'interno delle pratiche pedagogiche e formative che, negli ultimi decenni, hanno preso corpo, proprio a partire dalla dimensione quotidiana, "anonima" del raccontarsi. Si pensi all'esperienza degli Archivi della memorialistica a Pieve Santo Stefano, fino alla Libera Università dell' Autobiografia, presso Anghiari. Ovvio che tali processi investono, sempre, perlomeno tre aspetti della identità personale: 1)quello , più intimo, connesso alla "rappresentazione di sé", intriso di valenze affettive, cognitive, immaginative, che si gioca sul piano di una dialettica tra ciò che io sono e ciò che vorrei essere, alla luce di ciò che sono stato 2)Quello di natura sociale, relativo a mio "essere per gli altri", e quindi anche a come gli altri vedono me stesso, che si nutre, nell'arco della mia vita, di una serie di aspettative (familiari, sociali, lavorative, etc.) che il mio ambiente sociale di riferimento crea nei miei confronti, e che viene a mia volta recepito da me, sempre entro una dialettica tra adesione/conflitto 3)Quello di matrice eminentemente professionale/lavorativa che, soprattutto nell'attuale condizione "liquida", per dirla con Bauman, segnata dalla flessibilità, precarietà, da dinamiche di mutamento repentine, costringe la persona ad un costante processo di revisione, ri-adattamento e possibili nuovi sviluppi delle conoscenze/competenze acquisiti, in vista di una ridefinizione del proprio ruolo professionale.
D) Parte Laboratoriale: narrazione di sé, formazione e cinema
L'esperienza che facciamo del cinema, del guardare un film, si inserisce entro uno spazio connotato da profonde e cruciali valenze di formatività. E' uno spazio nel quale la persona può ricreare, sperimentare, rielaborare la realtà, senza rischi e vincoli, all'interno di una dialettica che vive all'insegna di una tensione creativa tra immedesimazione e straniamento, tra illusione e verità, tra apparenza e realtà. La pressione performativa del film induce nello spettatore la possibilità di provare emozioni, meditare, pensare. Il cinema reca in sé, dunque, un peculiare valore formativo nella misura in cui lavora sulla possibilità di far affiorare i vissuti del soggetto, le complesse dinamiche emozionali, che vengono ad essere sollecitate dal potenziale di fascinazione catartica che il linguaggio filmico reca in sé, sia sul piano narrativo, sia sul piano iconico-immaginativo, rendendone quindi analizzabili e coscientizzabili i contenuti. il cinema mostra il "corso delle cose", mentre le inscrive dentro la costante trasformazione che le anima. Il cinema, dunque, come esempio di significativa pratica pedagogico-educativo in termini di cura di sé e rilettura di sé attraverso “storie di vita”.
Testi
M. Giosi, Le radici pedagogiche della cura, Roma, Anicia, 2022.
D. Demetrio, Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2022 (i primi 8 capitoli).
E. Morin, Il cinema o l'uomo immaginario, Raffaello Corina Editore, Milano, 2016 ( Di questo testo andranno studiati soltanto tre capitoli)
Parte Laboratoriale. Un film a scelta tra:
Il posto delle fragole di Ingmar Bergman
Truman Show di Peter Weir
L'attimo fuggente di Peter Weir
Ladri di biciclette di Vittorio De Sica
Farenheit 451 di François Truffaut
American beauty di Sam Mendes
Un angelo alla mia tavola di Jane Campion
Bellissima di Luchino Visconti
Sweet Sixteen di Ken Loach
Gente comune di Robert Redford
Il signore delle mosche di Peter Brook
Noi siamo infinito di Stephen Chbosky
Favolacce di D e F. D’ Innocenzo
Christiane F. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel
Ragazze interrotte di Jane Mangold
Il film scelto sarà oggetto di un elaborato (non meno di due pagine) attraverso il quale gli studenti/studentesse forniranno una libera interpretazione, applicando, altresi’, alcune della categorie pedagogiche esperite durate il Corso
Testi Adottati
TestiM. Giosi, Le radici pedagogiche della cura, Roma, Anicia, 2022.
D. Demetrio, Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2022 (i primi 8 capitoli).
E. Morin, Il cinema o l'uomo immaginario, Raffaello Corina Editore, Milano, 2016 ( Di questo testo andranno studiati soltanto tre capitoli)
Parte Laboratoriale. Un film a scelta tra:
Il posto delle fragole di Ingmar Bergman
Truman Show di Peter Weir
L'attimo fuggente di Peter Weir
Ladri di biciclette di Vittorio De Sica
Farenheit 451 di François Truffaut
American beauty di Sam Mendes
Un angelo alla mia tavola di Jane Campion
Bellissima di Luchino Visconti
Sweet Sixteen di Ken Loach
Gente comune di Robert Redford
Il signore delle mosche di Peter Brook
Noi siamo infinito di Stephen Chbosky
Favolacce di D e F. D’ Innocenzo
Christiane F. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel
Ragazze interrotte di Jane Mangold
Il film scelto sarà oggetto di un elaborato (non meno di due pagine) attraverso il quale gli studenti/studentesse forniranno una libera interpretazione, applicando, altresi’, alcune della categorie pedagogiche esperite durate il Corso
Bibliografia Di Riferimento
M. Giosi, Le radici pedagogiche della cura, Roma, Anicia, 2022. D. Demetrio, Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2022 (i primi 8 capitoli). E. Morin, Il cinema o l'uomo immaginario, Raffaello Corina Editore, Milano, 2016 ( Di questo testo andranno studiati soltanto tre capitoli)Modalità Frequenza
Modalità di frequenza in presenzaModalità Valutazione
Prova orale, in presenza